Qualche sera fa degli amici mi hanno invitata a cena e con grande soddisfazione hanno tirato fuori dal frigo un barattolo di pesto comprato in Italia durante le vacanze (pesto genovese), cercato un cucchiaino e poggiato tutto al centro della tavola dicendo "mettine un po' se vuoi, lo abbiamo comprato in Italia". Ho sorriso, ringraziato e lasciato cadere lì l'invito ad aggiungere del pesto freddo da frigorifero su un piatto russo. Non avevano idea di come si usasse un pesto alla genovese, l'alimento base della mia cucina (apri il barattolo, versa sulla pasta al dente e fa saltare sul fuoco), una di quelle certezze tanto certe da scadere nello scontato. Affascinante! Se non mi vergognassi troppo a perdere del tempo in ricerche assolutamente inutili, credo che dedicherei all'episodio un approfondito studio sociologico. Forse avrei dovuto dir loro la verità, forse tacere è stato un vile atto di omertà, o forse è stato giusto così... Così com'è giusto che io prepari i vareniki come se fossero ravioli burro e salvia e così com'è giusto che io compri il lavash per condirlo come se fosse una piadina romagnola...
Tutto questo preambolo prima di svelare un'altra grande bizzarria internazional-culinaria:
i MULINELLI (con caratteri latini) e i TRONCETTI (con caratteri cirillici e senza H)! Mulino Bianco produce biscotti e brioche che sicuramente in Italia verrebbero snobbati solo per il mercato russo, continuando a promuoverli come prodotti tipicamente italiani (mulinelli li ha chiamati...). Anche in questo caso si consuma lo stesso dramma interiore: è giusto che sappiano che noi i troncetti non li mangeremmo mai? Noi che ancora rimpiangiamo il soldino e facciamo colazione con le macine?
Devo elaborare e meditare.
Note a piè di pagina:
Vareniki: simil pasta, simil ravioli ripieni di verdure, nel mio caso si tratta sempre di vareniki patate e funghi.
Lavash: pane armeno, senza lievito, sottile e grande come un foglio da disegno (sono a corto di termini di paragone).
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